Anche se il pagamento elettronico va ormai per la maggiore, il fascino del contante è indubbio. Soprattutto se ci si prende qualche minuto per osservare da vicino le banconote. E’ così che mi è venuta voglia di raccontarvi dei dollari…
Molti articoli fa vi avevo introdotto all’affascinante mondo dei dollari, con particolare riguardo alle monete che da sempre rappresentano un grattacapo per i turisti europei… Fra nomi curiosi, frazioni e dimensioni quasi identiche, fare confusione è facile. Non crediate che le cose vadano meglio con le banconote. A suo tempo avevo promesso qualche dettaglio in più, poi mi sono occupata d’altro, sono passati i mesi… Ma non mi sono dimenticata! E quindi oggi vorrei raccontarvi dei “buck”, come sono affettuosamente chiamate le celebri banconote verdi.
Rigorosamente verde
E, allora, iniziamo dal colore! A dire il vero, i dollari non sono più verdi. O meglio: lo sono solo su un lato, il cosiddetto verso (cioè il lato B). Per ovviare ai problemi legati alla falsificazione, il “lato davanti” è sì verde, ma sullo sfondo si intravedono altri colori. Sul perché si sia scelto il verde nessuno lo sa. Si dice che infonda i sentimenti di fiducia e speranza. O, più prosaicamente, che vi fossero a disposizione grandi quantità di inchiostro verde… Sta di fatto che le banconote statunitensi sono nate verdi e difficilmente cambieranno in futuro: agli americani piacciono e ci si raccapezzano. Quanto ai turisti, forse è meglio guardare i volti dei presidenti impressi sui vari tagli perché le dimensioni delle banconote sono identiche e, appunto, le nuance abbastanza simili.
Sei presidenti e un ministro
Passiamo quindi alla lezione di storia e impariamo i nomi dei presidenti (e del primo Ministro del Tesoro). La banconota da 1 dollaro rappresenta, ovviamente, George Washington. E fin qui è facile. Su quella da 2 dollari troviamo Jefferson, anche se lui il diritto a essere effigiato sulla cartamoneta se l’è dovuto guadagnare col tempo: in origine c’era Hamilton, primo Ministro del Tesoro della storia americana. Diciamo però che a Jefferson poteva andare meglio, visto che di banconote da 2 USD non ne sono mai circolate molte (un po’ come le nostre 2.000 Lire, ve le ricordate?).
Sulle banconote da 5 dollari troviamo Abramo Lincoln e l’ultima versione, che ha corso legale dal 2008, ha lo sfondo che tende al viola. Se invece vi danno come resto cartamoneta il cui sfondo ha colori caldi (giallo, arancio e rosso), avete fra le mani pezzi da 10 dollari. Se guardate il ritratto, potete fare conoscenza di Hamilton, quello che ha dovuto far posto a Jefferson. Per i 20 dollari, il cui sfondo è verde e pesca, si è pensato ad Andrew Jackson, settimo presidente. Vi invito a confrontare il ritratto creato dagli incisori della zecca con le foto che girano in rete: a me qualcosa non torna… Ma non divaghiamo, perché mancano ancora i 50 dollari, dallo sfondo blu e rosso ed effigianti il presidente Grant, e i 100 dollari, con dettagli di color arancio e l’inconfondibile immagine di Benjamin Franklin.
E la piramide?
Il retro delle banconote rappresenta alcuni edifici federali, quali la Casa Bianca e l’Indipendence Hall. Ci sono solo due eccezioni: una riproduzione dal dipinto della Dichiarazione di Indipendenza, sulla banconota da 2 dollari, e un’aquila e una piramide su quella da un dollaro. Ed è proprio la piramide ad avere scatenato la fantasia di tanti. Perché se l’aquila calva è l’animale simbolo degli Stati Uniti, a Washington DC e dintorni di piramidi non se ne vedono poi molte. Tanto più che il monumento è sormontato da un triangolo con l’occhio della Provvidenza… Quindi le interpretazioni, nel corso del tempo, si sono sprecate. In realtà, è tutto molto più semplice di quel che si pensi (soprattutto se si ha la vista buona o una lente di ingrandimento).
Perché a guardare bene, la piramide è un tronco di piramide formata da 13 file di mattoni. 13 quante le colonie che si unirono per lottare per l’indipendenza dal Regno Unito. E l’occhio divino è un simbolo utilizzato sin dall’antichità e molto utilizzato anche in epoca rinascimentale. Semplicemente, i padri fondatori degli Stati Uniti vollero porre le 13 ex colonie sotto lo sguardo benevolo di Dio. Non a caso, i cartigli intorno alla piramide riprendono questa idea. Annuit cœptis, cioè “[Dio] annuisce di fronte alle nostre imprese (o ai nostri inizi)”, e Novus ordo seclorum (“il grande ordine dei secoli”, da Virgilio): “Dio è dalla nostra parte e noi facciamo parte dei suoi disegni”. E, infatti, su tutte le banconote, campeggia il motto In God we trust, confidiamo in Dio.
Con buona pace di molti, la piramide sormontata dall’occhio divino non ha nulla di massone (né tantomeno è legato a qualche associazione dedita a stabilire un nuovo ordine mondiale). Non solo perché l’ideatore del simbolo federale, Charles Thomson, non era massone. Il punto fondamentale è che il logo, riportato su ogni documento degli Stati Uniti nonché sulle banconote, risale al 1783. E la prima piramide massonica è attestata solo dal 1797. Quindi non ci sono dubbi.
Perché $?
Ve lo siete mai chiesto? Da bambina pensavo che fosse un modo per indicare i soldi, che per s cominciano. Poi ho cominciato a studiare inglese e ho capito che la spiegazione doveva essere un’altra… Ovviamente, nel periodo di transizione fra la fine del rapporto con la madrepatria e l’inizio della storia degli Stati Uniti, ci fu un lasso di tempo in cui i padri fondatori dovettero gettare le basi dello Stato nascente. Fu emessa cartamoneta, che però aveva scarso valore. Era quindi più sicuro utilizzare una moneta forte e accettata da tutti. E, nelle colonie, niente era meglio del Peso da 8 Reales, alias Dollaro Spagnolo. Era una super-moneta d’oro che pesava 27 grammi e fu la prima moneta globale della storia.
Bene. E la S barrata che cosa c’entra? Pare, anche se ci sono altre ipotesi, che derivi dallo stemma reale coniato sulla moneta. Le colonne d’Ercole decorate con un cartiglio (che ha forma si S) recante il motto Nec plus ultra. E, in effetti, considerando solamente la colonna di destra, la somiglianza con il simbolo $ è notevole. A zio Paperone consentiamo ancora di far brillare gli oggi di fronte a tante $, ma oggi si usa normalmente l’acronimo USD, così come stabilito dall’ente di standardizzazione ISO.
Ma di cosa sono fatte?
Ora ho una domanda per voi. Anche solo guardando qualche film made in Hollywood, vi siete mai accorti del fatto che le banconote americane siano molto voluminose? Questo è dovuto al fatto che, per evitare la contraffazione, la cartamoneta è fatta con fibre di lino e di cotone. Il che fa sì che, molto più di altre valute, i Dollari tendano a sgualcirsi e ad assorbire umidità, dando quel particolare aspetto, soprattutto quando sono ripiegate in mazzette. Ma non pensiate siano fragili: secondo il BEP (Bureau of Engraving and Printing), bisogna piegare una banconota almeno 8.000 volte perchè questa si rompa. Vogliamo provare?