Alla scoperta della Pedrera, una delle opere più note di Antoni Gaudì: come pietra e cemento possono diventare il regno della fantasia.
Ci sono mattine in cui alzarsi dal letto presto è una gran fatica, soprattutto in vacanza! Stamani, però, abbiamo un ottimo motivo per farlo: un appuntamento con Antoni Gaudí. Barcellona ci ha già regalato molte bellissime scoperte ma, personalmente, ho grandi aspettative per la casa Milà. Io e Daniela abbiamo deciso di prenotare due biglietti per la visita guidata delle otto del mattino. Ad un prezzo maggiorato si può visitare la Pedrera prima dell’apertura al grande pubblico. Usciamo dall’albergo verso le 7.30. C’è vento, il cielo è nuvoloso, la città sonnecchia ancora. Un po’ come noi. Arriviamo al 92 del Passeig de Gràcia prima del previsto e andiamo alla ricerca di un caffè decente. Non abbiamo grande fortuna ma poco importa, è un buon momento per fare qualche fotografia in tranquillità.
Casa Milà, alias la Pedrera, dall’esterno, attrae meno l’attenzione rispetto alla più famosa casa Batlló, ma io la trovo terribilmente affascinante nella sua (molto) apparente semplicità. La nostra guida e il resto del gruppo arrivano alla spicciolata: i cancelli della Pedrera si aprono per accoglierci. Sembra di entrare in un mondo altro: all’esterno, la città comincia ad animarsi, pronta per la nuova giornata. La ragazza che ci accompagna alla scoperta della Pedrera è giovane ma appena comincia a raccontare dimostra una grande competenza e, soprattutto, un’invidiabile passione.
Storia di una città in pieno cambiamento
Agli inizi del ‘900, Barcellona è in piena trasformazione. Il centro storico non basta più: la sua struttura medievale non è adatta al rapido sviluppo della città e della sua economia. Idelfons Cerdà i Sunyer nel XIX secolo si è prodigato per modernizzare la città e, tra gli altri, ha creato il quartiere dell’Eixample. Le strade qui sono larghe, perpendicolari e uniformi. Ben studiate per il passaggio delle auto e dei mezzi, sono anche dotate di larghi marciapiedi perfetti per il passeggio dell’alta borghesia cittadina.
I moderni appartamenti del Passeig de Gracia diventano ben presto le residenze della borghesia catalana. I notabili locali fanno a gara per costruire la casa più bella e più moderna e, in effetti, questa parte della città è un vero incanto. Diversi sono gli architetti che si sono dati ‘battaglia’ in queste strade ma nessuno ha saputo coniugare fantasia e praticità architettonica come Antoni Gaudí. Nel 1907, con il suo progetto di ristrutturazione di Casa Battló, conquista il premio per la migliore architettura dell’anno. La sua opera attrae folle di curiosi e lo rende l’uomo da ingaggiare a tutti i costi!
Una casa nata per invidia
Anche Roser Segimon e Pere Milà fanno parte proprio della ricca borghesia catalana che vuole dimostrare la sua potenza economica. Dopo molte insistenze, riescono a convincere Gaudí a lavorare per loro. Sognano una dimora che superi in fama e bellezza casa Battló… anzi, vogliono un intero condominio! Comincia un lungo cantiere: dal 1906 al 1912, questa zona dell’Eixample è un continuo via vai di operai, di camion e di curiosi. I due committenti, Pere Milà i Camps, un ricco uomo d’affari proprietario di varie industrie tessili e marito di Roser Segimon i Artells, anch’essa borghese dal solido portato economico, non badano (inizialmente) a spese.
Ascoltiamo questa storia, fermi nel primo cortile interno dell’edificio. La luce del mattino si fa strada e i colori cambiano ad ogni minuto. La casa sembra muoversi: ogni dettaglio è creato per ingannare i sensi e l’occhio. Nonostante il traffico che comincia a intravvedersi al di là del cancello, qui regna un meraviglioso silenzio.
Il progetto di Gaudí si rivela complesso e subisce molti ritardi e rallentamenti. Molte sono, tra l’altro, le obiezioni sollevate dall’amministrazione comunale: alcune delle caratteristiche della casa Milà non rispettano le normative. Una colonna della facciata fuori posto, una mansarda troppo alta… Gaudí sembra non curarsi delle contestazioni: “Se così si vuole taglieremo il pilastro come se fosse formaggio e, nella superficie rimasta lucidata, scolpiremo un’iscrizione che dice: ‘Tagliata per ordine del Municipio secondo l’accordo della sessione plenaria di tale data”. Inizialmente i Milà lo lasciano fare e Gaudí riesce a trovare soluzione quasi a tutti i problemi. Ma i costi lievitano e la pazienza dei Milà diminuisce in proporzione.
Un gigante senza testa…
Un terzo incidente cambia le sorti di questa opera monumentale: Gaudí ha caricato la casa Milà di una precisa simbologia religiosa, concependola come un santuario per la Vergine del Rosario. Intende sistemare sulla facciata una serie di riferimenti iconografici, a partire da un enorme gruppo scultoreo in bronzo dorato. Nel 1909, i moti anticlericali della Settimana Tragica, convincono i Milà a rinunciare a questo monumento mariano.
Gaudí rimane profondamente ferito da questa decisione e, alla fine, decide di abbandonare il progetto. La sua opera rimane un “gigante senza testa”. Per fortuna, il progetto è ormai ben delineato: mancano solo la decorazione interna ed esterna. A terminare il tutto, saranno dei suoi collaboratori, più inclini ad accontentare i committenti. In verità, per quanto possa sembrare folle, c’è anche un altro problema: i Milà non sono per nulla soddisfatti del lavoro. La casa non è spettacolare come loro la immaginavano. Solo i costi sono spettacolari!
Alla scoperta dell’edificio!
È ora di muoversi e di andare a scoprire come si sviluppano i sei piani di questa meraviglia. Iniziano ad arrivare i primi impiegati che lavorano nei molti uffici che la Pedrera oggi ospita. Ci viene chiesto di fare silenzio, in modo da non disturbare né loro né l’ultima abitante della casa. Una signora anziana che ha vissuto qui tutta la vita e non vuole saperne di trasferirsi. La società che possiede lo stabile ha accettato di farla rimanere, facendole pagare un canone calmierato. La signora non ha, però, il diritto di accedere ad alcune delle parti comuni dell’edificio, tra cui il meraviglioso tetto da cui comincia la nostra visita.
Ci sono dei soldati sul tetto!
Quando usciamo all’aperto, la prima cosa che mi colpisce è l’azzurro del cielo. Il vento ha spazzato via le nuvole e lo spettacolo che abbiamo davanti è strepitoso. Bisogna fare attenzione, il pavimento è scivoloso a causa della pioggia notturna. Se avesse continuato a piovere, non sarebbe stato possibile salire fino a qui.
Una cosa è certa: questo non è un tetto come gli altri. Uno spazio sensato non solo dal punto di vista funzionale, ma anche sotto quello estetico. È pura meraviglia. È un surreale percorso tutto da scoprire. I trenta camini, i due giri di ventilazione e i sei sbocchi delle fluide scale di servizio sono concepiti come vere e proprie opere d’arte. Ognuno di questi è risolto in forme diverse che rispondono ad una sfaccettatura particolare dell’enigmatico universo simbolico gaudiano. Mi innamoro perdutamente dei gruppi di ciminiere: alcune isolate, altre disposte in gruppo, elicoidali o coronate da quello che sembra essere il casco di un guerriero… Forme antiche e moderne: un gioco continuo e meraviglioso.
Non mi aspettavo tanta bellezza. Ci muoviamo in libertà, nonostante il vento freddo e le pretese di una ragazza che vorrebbe il tetto tutto per sè per scattarsi degli inutili selfie. Per fortuna, capisce presto che nessuno è disposto a lasciarle il monopolio di questo luogo delle meraviglie. Ogni elemento può nascondere una sorpresa: un cuore in direzione della città natale di Gaudí, una lacrima in direzione della Sagrada Famlia. Non riesco a non pensare che qui ambienterei volentieri una rappresentazione de La vita è sogno di Calderon de la Barca! Peccato che sia ora di scendere…
Gli interni
La mansarda ci permette di vedere da vicino l’ossatura dell’edificio: colonne di mattoni e pietra. La guida ci spiega come le pareti divisorie interne non abbiano alcuna funzione strutturale e le loro conformazioni varino da un piano all’altro. Vi sfido a non rimanere affascinati da tanto genio architettonico. Un particolare su tutti mi affascina: la rinuncia alle linee e agli angoli retti. Ogni linea è curva e sinuosa. Ogni soluzione geometrica è pensata per garantire un’illuminazione e un’aerazione eccellenti ed è perfettamente funzionale. Ogni locale che attraversiamo è irregolare, ogni stanza è una sorpresa e un mistero. Gaudì non ha solo dato forma alla sua creatività e e alla sua capacità immaginativa, ma ha sperimentato soluzioni e materiali. Ogni dettaglio, apparentemente solo estetico, in realtà ha una precisa funzione tecnica. Sono felice di aver puntato la sveglia stamattina!
Un appartamento alla Pedrera
A contrastare l’immensa fantasia del progetto, ci hanno pensato i proprietari di questo edificio. Visitiamo uno degli appartamenti, rimasto come era negli anni ‘50: ci ritroviamo davanti una bella casa borghese del secolo scorso. Solo alcuni particolari ci ricordano la mano di Gaudì: le particolari piastrelle del bagno, le linee curve. Iniziano ad arrivare anche altri turisti, il nostro tempo sta scadendo. La magia sta per finire. Prima di uscire, andiamo a vedere i garage e le parti di servizio. Non è stato trascurato nulla! C’è addirittura una sala cinema! Adesso capisco la preoccupazione dei Milà per gli alti costi di questo progetto!
Ma perché la Pedrera?
Ormai siamo uscite in strada ma, come ci è stato consigliato, ci fermiamo ad osservare ancora un po’ lo stabile. Il fabbricato è dotato di tre facciate distinte, di cui una prospettante su Passeig de Gràcia, una su Carrer de Provenza e una di raccordo fra le due. È una cosa che non avevo notato prima di entrare. Gaudí, con grande disappunto dei Milà, non ha creato una facciata colorata e fantasiosa come quella di casa Battló ma, facendo ricorso a una pietra grezza, martellata, ha creato una facciata rocciosa, ondulata, scabra. Sembra che l’edificio emerga dalla terra come una roccia plasmata, nel corso di eventi geologici arcani, dalla forza erosiva del mare e degli agenti atmosferici.
Si racconta che durante i lavori di costruzione, la polvere data dalla lavorazione della pietra fosse così tanta da far assomigliare la casa a una cava di pietra, una pedrera, appunto. L’impressione non era destinata a migliorare con il procedere dei lavori: le finestre, del tutto simili a grotte e aperture naturali ricordano agli abitanti di Barcellona le montagne della Catalogna! Nessuno sembra capire che cosa Gaudì abbia in mente. Alcuni quotidiani locali arrivano a ipotizzare che casa Milà sia un futuristico parcheggio per dirigibili… In effetti, sul meraviglioso tetto di questa casa, vedrei bene un attracco per dirigibili e mongolfiere. Pronte per portare gli inquilini della Pedrera ovunque vogliano andare.
P.S. ho ancora un gran bisogno di un buon caffè!
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Un sogno ad occhi aperti!