La cupola del Reichstag, a Berlino, è una di quelle attrazioni che raccomando a tutti di visitare. Occorre un minimo di impegno, visto che la prenotazione è obbligatoria, ma l’opera di Norman Foster racconta tanto del percorso sociale e politico della Germania.
Parola d’ordine: trasparenza. Dopo la caduta del Muro, la riunificazione della Germania e il trasferimento a Berlino della capitale della Repubblica Federale Tedesca, quasi tutti i nuovi edifici governativi sono stati progettati e costruiti secondo questo imperativo. Almeno idealmente, si può e si deve guardar dentro. Il popolo è chiamato a controllare, affinché gli spettri del passato non tornino a far ombra sul futuro.
Naturalmente, questo aspetto si è felicemente coniugato con la tendenza architettonica degli ultimi decenni, che fa del vetro e delle superfici trasparenti un canone quasi irrinunciabile. E dunque Berlino è diventata un’isola felice per una folta schiera di archistar, complici le dolorose devastazioni della guerra e la solo parziale ricostruzione che ne seguì. La capitale è tuttora un gigantesco cantiere, anche se una fisionomia appare ormai piuttosto distintamente. Tanti sono i simboli di questo trasparente rinascere dalle ceneri, ma forse il più iconico è la cupola del Reichstag per tutto ciò che rappresenta.
Consentitemi una rapida digressione storica. Inaugurato nel 1894, il Reichstag fu distrutto dal fuoco la notte del 27 febbraio 1933. Non si trattò di un incidente: con l’incendio Hitler, anche a livello simbolico, sancì la fine della democrazia parlamentare instaurata dalla fragile Repubblica di Weimar. Non fu dunque un caso che nel maggio del 1945 le truppe sovietiche issarono la bandiera rossa proprio sulle rovine di quest’edificio. La foto del soldato russo che sventola il vessillo con falce e martello su uno dei pinnacoli del Parlamento fece il giro del mondo e rappresentò la definitiva sconfitta del Nazionalsocialismo. Con la spartizione di Berlino, il Reichstag fu inglobato nel settore sovietico, benché la linea di confine gli corresse proprio alle spalle. Utilizzato come spazio per riunioni dei gruppi parlamentari, ospitò la prima seduta della Dieta Federale (Bundestag) della Germania unita il 4 ottobre 1990. In realtà le sedute ordinarie si tennero solo a partire dal settembre del 1999, una volta conclusi gli ingenti lavori di restauro e ammodernamento.
Questi i fatti, in poche righe. Non so se vi è mai capitato di vedere una foto del Reichstag prima dell’incendio. La cupola c’era già. Molto diversa, però, per forma e materiali. Solo il suo scheletro a base quadrata sopravvisse, quasi fosse la carcassa della defunta democrazia. E così rimase finché l’architetto britannico Norman Foster non vinse il concorso per la ristrutturazione dell’intero complesso. Sua fu l’idea di una cupola completamente nuova, semisferica e trasparente. Un modo per suggerire apertura: da un lato, almeno virtualmente, i politici non possono schermarsi negli ambienti protetti del potere e dall’altro i cittadini che salgono sul tetto possono guardare giù, verso l’aula delle sedute plenarie.
Dico “almeno virtualmente” perché in realtà la cupola sovrasta sì l’emiciclo, ma da sopra non si vede un bel niente… o almeno: si vede tanto ma non quello. Il panorama sulla città è superlativo perché è vero che a Berlino ci sono diversi punti di osservazione, ma questo ha dalla sua di essere sufficientemente alto per guardare tutto intorno, ma abbastanza basso per avere una fruizione rasente agli edifici e non a volo d’uccello. Peraltro, tutti i visitatori vengono dotati di un’audioguida in svariate lingue (italiano incluso) molto ben fatta. Mano a mano che si sale sulla rampa elicoidale che porta nella parte sommitale della semisfera, la voce racconta ciò che si vede, la storia del Parlamento e anche una serie di accorgimenti tecnici.
Credo sia interessante scoprire, ad esempio, che gli specchi che compongono l’imbuto centrale della cupola riflettono la luce diurna all’interno della sala plenaria, con grande risparmio di energia. Non solo: nascosto nell’imbuto c’è un complicato sistema di recupero del calore proveniente dall’aula sottostante che serve ad alimentare l’impianto di riscaldamento dell’edificio. Si è cercato dunque di coniugare esigenze pratiche e di consapevolezza ambientale con il bisogno, del pari importante, di assecondare l’ideale e il bello.
Perché davvero la cupola di Foster è bella. Luminosa e giocata su linee curve, avvolge senza costringere. Al contrario, il fatto di essere lasciati liberi nella visita è un valore aggiunto perché si può fare esperienza diretta di quanto di immateriale vi sia in quest’opera. Può fare freddo come molto caldo, a seconda delle condizioni meteorologiche, ma credo che anche questo sia in fondo un suggerimento: è la quotidianità, con i suoi cambi di luce e di stagione, che deve entrare (e dall’alto) nella vita politica e influenzarne le scelte. Ci si sente piccoli rispetto alla volta di vetro nel suo complesso, ma nello stesso tempo a proprio agio, rassicurati come si è da una sapiente distribuzione di pieni e di vuoti, di zone trasparenti intercalate da aree opache. L’occhio e i sensi restano appagati. E, con l’architettura contemporanea, non sempre questo succede.
Non meno significativa è la scelta di aprire l’accesso a chiunque abbia voglia di salirci. Per ovvi motivi di sicurezza viene richiesta la prenotazione e l’esibizione di un documento di identità, ma non ci sono categorie privilegiate rispetto ad altre. Poter guardare la città (e dunque il mondo) dal palazzo dove si scrivono le leggi è un cambio prospettico interessante, che ogni cittadino consapevole dovrebbe fare. Non è solo visitare un monumento o riconoscere nel panorama questo o quell’edificio. E’ anche porre al centro, dal punto di vista ideale ma anche fisico, la propria cittadinanza, l’essere partecipe e responsabile di un organismo ben più ampio. Questa riflessione è forse fatta a posteriori, ma trovo sia fondamentale nell’ampia gamma di suggestioni che una tale opera può evocare.
Un’ultima notazione, visto che la domanda mi viene posta di frequente. Reichstag o Bundestag? Dipende di che cosa si parla. Il primo (letteralmente “dieta imperiale”) indica l’edificio, il secondo l’assemblea dei deputati della Repubblica Federale. Si potrebbe pertanto dire che il Bundestag si riunisce nel palazzo del Reichstag. Questo perché, quando fu costruito, ospitava il Parlamento del Secondo Impero. Tanto il secondo quanto il Terzo Reich non esistono più, ma il nome dell’edificio sopravvive.
Se capitate a Berlino e volete visitare la cupola, questo è il link per la prenotazione (obbligatoria e gratuita) http://www.bundestag.de/en/visittheBundestag/dome/registration/245686