Castiglione Olona, in provincia di Varese, è chiamato “isola di Toscana in Lombardia”. Nulla di più vero, visto il rinnovamento culturale e artistico che avvenne nel giro di pochi decenni all’inizio del Quattrocento. E che rimase completamente isolato…
In Lombardia c’è un’isola di Toscana. La definizione non è mia, ma di Piero Chiara, che così chiamò Castiglione Olona. Borgo assai antico, attestato sin dall’epoca romana, divenne importante baluardo durante la guerra che Visconti e Torriani combatterono nel XIII secolo per aggiudicarsi la supremazia su Milano. Non a caso, la sua antica rocca fu a più riprese oggetto di rappresaglie da parte dei due contendenti, a seconda degli umori politici e delle alleanze del momento.
Ciò che però rende unico Castiglione è quello che avvenne nella prima metà del Quattrocento, allorquando il titolare del feudo, Branda Castiglioni, decise di mettere a frutto le sue esperienze di viaggio e il suo attaccamento ai dettami dell’Umanesimo trasformando radicalmente il volto del villaggio sulle rive del fiume Olona.
Per raccontare la vita di Branda, cardinale e nunzio apostolico, servirebbe uno spazio ben più ampio. Basti qui ricordare che, nato a Milano nel 1350 e laureatosi in diritto a Pavia, abbracciò con convinzione la vita ecclesiastica assicurandosi in breve tempo un’ascesa politica e diplomatica di prim’ordine. Fu lui, ad esempio, a combattere e sradicare l’eresia hussita in Boemia e in Ungheria. Di sicuro fu anche uno dei protagonisti del Concilio di Costanza, quello che risolse lo Scisma della Chiesa d’Occidente. Fu infaticabile viaggiatore, benefattore, amante dell’arte ed erudito. Una personalità a tutto tondo, insomma, che beneficiò peraltro di una vita molto lunga: spirò infatti a 93 anni, pochi giorni prima del suo novantaquattresimo compleanno.
I Castiglioni erano naturalmente feudatari di Castiglione e, fra l’altro, è praticamente impossibile stabilire se, come si suol dire, sia nato prima l’uovo o la gallina, cioè se il paese debba il suo nome alla famiglia o viceversa. Forse “Castiglione” trova la sua etimologia in “castrum Stiliconis” o forse da “castrum leonis” (che è poi lo stemma dei Castiglioni). Ma poco importa ai fini della nostra storia. Interessa di più sapere che l’augusta famiglia si era da tempo trasferita a Milano, disinteressandosi alquanto di ciò che avveniva nell’antico borgo.
Questo finché, all’inizio del XV secolo, il cardinal Branda non si risolse a mettere in pratica quei principi che cominciavano a far breccia nel panorama culturale italiano. Il Rinascimento era alle porte e iniziava così quell’iter che avrebbe cambiato il volto della nostra Penisola. Il Castiglioni dunque fece modellare, in piccolo, una città ideale, dotata di importanti infrastrutture pubbliche quali la scuola e un ospedale per gli indigenti, ma anche di edifici significativi del gusto che andava affermandosi. Con intelligenza, scelse una via mediana dal punto di vista architettonico, importando elementi di chiara ascendenza toscana e rinascimentale e fondendoli con gli stilemi tipici del territorio. Così, per esempio, l’uso del mattone a vista e della terracotta continuarono a fornire la base sulla quale inserire archi a tutto sesto e delicati bassorilievi scolpiti nella locale pietra grigia.
Il compromesso più evidente, e tante volte criticato, è sicuramente quello della Chiesa di Villa. Dai volumi decisamente insoliti per il panorama lombardo, è corredata da elementi di origine popolare che smorzano le linee sobrie eppure altamente evocative dell’edificio di culto. Un cubo bianco sormontato da una cupola semisferica, con gli spigoli incorniciati da pietra grigia. Parrebbe di essere a Firenze e più di un critico ha notato la vaga somiglianza fra la Cappella Pazzi e la chiesa di Castiglione. Ma qui due enormi sculture spezzano l’armonia: San Cristoforo e Sant’Antonio Abate fanno da guardia alla porta, quasi a voler suggerire al popolino che quella è davvero una chiesa.
La sorpresa vera è in cima al paese, là dove un tempo sorgeva la Rocca. Il cardinale fece infatti trasformare i miseri ruderi della fortezza in una chiesa collegiata, dotata di svettante campanile, locali destinati ai presbiteri e cappella gentilizia. Quest’ultima è di solito chiamata “battistero” a causa della presenza di un fonte battesimale e di preziosi affreschi narranti le storie di san Giovanni Battista. La mano di Masolino da Panicale è indubbia e attestata da documenti d’epoca. Il maestro fiorentino, che già aveva lavorato a Castiglione, lasciò qui il suo testamento artistico, addirittura datandolo. 1435 è l’anno che si legge infatti sotto l’arco che separa la piccola aula dalla zona absidale e dopo quella data non sono note altre opere di Masolino. Non bastano le parole per descrivere la bellezza e la peculiarità del ciclo pittorico, quasi didascalico da un lato, eppure complicato nei suoi molteplici rimandi e nell’uso sapiente del colore e dei giochi prospettici. Una gioia per gli occhi che prometto di raccontarvi presto più dettagliatamente.
Masolino aveva già lavorato in Collegiata, dove si era occupato del catino absidale narrando le storie della Vergine. E per il cardinale aveva affrescato pure lo studiolo del suo palazzo, creando un suggestivo panorama che di solito viene identificato con la zona di Vezsprem, in Ungheria, dove i due si erano conosciuti. Altri maestri toscani, però, erano arrivati a Castiglione. Anche Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta e Paolo Schiavo lavorarono in Collegiata e il primo pure nella cappella privata del palazzo dei Castiglioni. Numerose maestranze venute dall’Italia centrale concorsero al prestigio artistico del borgo, basti pensare alle delicate sculture che compongono l’Annunciazione della Chiesa di Villa, solitamente ascritte a una bottega senese.
Un’isola davvero quella di Castiglione Olona. Perché l’altissima lezione di Rinascimento non fece scuola e gli artisti locali continuarono ad adoperare modi e stilemi a loro familiari, per quanto oramai fuori moda. Resta il fatto che passeggiare per il borgo e visitare tanto il Palazzo del Cardinale quanto la Collegiata è sicuramente tempo ben speso.
P.S. La foto rappresenta la camera da letto di Branda Castiglioni, decorata con motti latini di chiaro valore moraleggiante. Post-it ante litteram, insomma, che già di primo mattino dovevano ispirare la giornata del cardinale.
Un paio di link utili:
http://www.museocollegiata.it/
http://www.prolococastiglioneolona.it/it/palazzo-branda-castiglioni/