La vostra valigia è andata persa all’aeroporto? Niente panico! Qui provo a darvi qualche semplice consiglio per non rovinarsi la vacanza.
Lo so bene: oramai in tanti optano per il bagaglio a mano. Prima o poi parlerò anche di questo e del perché a me non piace, ma oggi vorrei dedicare la mia attenzione al caro, vecchio, obsoleto bagaglio da stiva! Quello dove potete mettere di tutto senza preoccuparvi di sacchettini trasparenti, 100 ml, flaconi mezzi vuoti, accendini e coltellini svizzeri. E senza (quasi) stare pensare troppo al peso. Il (quasi) è perché conosco amiche che ritengono 23 kg assolutamente insufficienti per la loro beneamata piastra per capelli e le indispensabili 25 paia di scarpe. Ma siccome madre natura mi ha donato capelli simili a spaghetti e un interesse per la moda assai limitato, ecco, io i kg da mettere in valigia li potrei pure vendere al miglior offerente.
Ma non divaghiamo. Ero qui per darvi qualche dritta su come comportarsi nella sfortunata circostanza che, giunti all’aeroporto di destinazione, il vostro prezioso bagaglio non compaia sul nastro bagagli. Innanzitutto, prima di urlare “Mi hanno perso la valigia!”, fate un bel respiro e aspettate ancora qualche istante. Cominciate a preoccuparvi (moderatamente) solo quando il nastro si ferma e, guardandovi attorno, vi troverete più o meno soli. Quest’ultimo dettaglio, poi, è trascurabile, perché potrei raccontarvi episodi di perdita di massa di trolley e borsoni, con conseguente scena di disperazione collettiva.
Comunque, se la valigia non compare e se avete la fortuna di essere almeno in due, dividetevi: mentre uno si recherà all’ufficio “Lost & Found”, l’altro sventurato farà una salutare passeggiata nella sala controllando bene che, per disattenzione o a causa di qualche algoritmo divino a me ignoto, la valigia persa non giaccia sola soletta su un altro nastro. Succede più spesso di quanto voi non immaginiate. In quel caso, recuperate il maltolto, recuperate pure il compagno di avventura inviato all’ufficio bagagli smarriti e allontanatevi più in fretta che potete dall’aeroporto.
Se, però, neanche la passeggiata fra i nastri ha sortito l’effetto sperato, allora dovrete armarvi di santa pazienza e fare denuncia di smarrimento all’apposito ufficio “Lost & Found”.
Che cosa fare al Lost & Found…
Regola di base numero uno: assicurarsi di stare facendo la fila al posto giusto. Sì, perché di solito gli aeroporti hanno diverse ditte che si occupano dei bagagli (il cosiddetto “handling”) e ogni compagnia aerea decide con chi lavorare. Come fare a saperlo? Aprite gli occhi e guardate bene: si solito, sotto l’insegna “Lost & Found” ci sono alcuni sportelli e presso ognuno potete leggere di quali vettori si occupano. Questo nel caso di terminal molto grandi. Per quelli più piccoli, o dove opera una sola compagnia, il problema nemmeno si pone.
Regola di base numero due: avere a portata di mano documento di identità, carta di imbarco, ricevuta del bagaglio (sapete quel codice a barre che, al momento del check-in viene appiccicato sulla carta di imbarco o sul vostro documento?) e indirizzo del vostro hotel (o appartamento o campeggio o ponte; insomma: indirizzo di dove andrete). Arrivare al banco con un bel sorriso, senza urlare, senza ansia da mutanda persa e con tutte le informazioni pronte vi varrà la riconoscenza dell’addetto e il suo incondizionato impegno.
Regola di base numero tre: non pretendere che a New Delhi o a Ulan Bator gli impiegati del Lost & Found vantino un livello C2 di italiano. E ricordarsi che alzare il volume della voce continuando a ripetere parole nella vostra lingua madre non aumenta la possibilità di comprensione del vostro interlocutore. Meglio parlare piano, scandendo, e, soprattutto, facendo ricorso alle reminiscenze scolastiche che ancora albergano nel cervello di ognuno di noi. Scherzi a parte, oramai i più non hanno problemi con l’inglese, ma sappiate che l’estate scorsa in un terminal di Parigi CDG l’amabile addetta parlava francese. Solo francese. Disdicevole, lo so. Ma capita. Però, anche in questo caso, no panic: rileggete la regola di base numero due. In realtà basta porgere tutti i documenti e il più è fatto. Di certo nessuno vi chiederà mai se siete lì per dolervi della qualità del catering a bordo (o di spiegare in giapponese il mito della caverna).
Una volta aperta la pratica, vi verranno fatte alcune semplici domande riguardo alla vostra valigia persa. In particolare, vorranno sapere forma, colore e dimensione. Il tutto porgendovi un foglio plastificato standard in cui si mostrano bagagli tipo. È solo per dare un’idea di massima: se la vostra valigia è blu oltremare e sulla tabella il blu è ciano, non fate i sofisti. Blu è blu, rosso è rosso.
Ciò fatto, l’addetto compilerà il cosidetto PIR (Property Irregularety Report), di cui avrà la buona grazia di consegnarvi una copia (cioè: deve darvelo). Il PIR può differire a seconda dell’aeroporto, ma, più o meno, si somigliano tutti. Contiene i vostri dati, il codice del bagaglio, il vostro indirizzo provvisorio, un codice associato alla pratica (il File Reference) e vaghe istruzioni su come mettersi in contatto con gli uffici competenti per avere informazioni sul tracking (ossia la localizzazione del vostro bagaglio). Conservatelo gelosamente sino al ricongiungimento con il vostro amato bene (cioè la valigia persa); magari, tanto per star sicuri, fatene pure una foto.
A questo punto, potete uscire dall’aeroporto (in realtà no, c’è ancora una domanda importantissima che dovete fare, ma ve la svelo alla fine così continuate a leggere) e recarvi presso il santuario più vicino per pregare per il miracolo. Scherzo, ovviamente. Mi permetto, però, di darvi qualche consiglio.
… e qualche consiglio
Siate precisi. Ad esempio, se avete noleggiato un’auto per una vacanza on the road o se state per imbarcarvi per una crociera alla scoperta del mar Baltico, fornite non solo il primo indirizzo, ma l’itinerario completo. Se l’addetto sembra poco propenso a farlo, insistete: è meglio dare subito tutte le informazioni utili piuttosto che trascorrere liete ore al telefono ad ascoltare la Primavera di Vivaldi nella speranza di raccontare ad un operatore che state per cambiare albergo.
Siate proattivi. Ho appena scritto che sul PIR trovate informazioni abbastanza vaghe su come controllare lo stato di consegna della valigia persa. Oramai quasi sempre si reinvia a un sito (www.worldtracer.aero) in cui, indicando numero di pratica e cognome, si ottiene un report sullo stato di avanzamento lavori. È un sito mondiale e di solito è aggiornato molto lentamente. Vale molto di più cercare fra i siti delle compagnie o sulle loro pagine social. Con un po’ di fiuto (e di fortuna) si riescono ad ottenere numeri di telefono e/o indirizzi e-mail. E, se chiamate, non siate timidi: di sicuro vi faranno scegliere la lingua, ma non limitatevi all’italiano. Tanto per dire, c’è una compagnia di bandiera il cui addetto per il francese risponde da Praga ed è italiano. Ed è anche tanto gentile. Provate, tanto che cosa avete da perdere?
Siate tecnologici. In commercio esistono dei localizzatori da associare al vostro smartphone; basta metterli in valigia per sapere sempre dove essa si trova. Ovvio che se il vostro bagaglio è partito per altra destinazione, c’è poco da fare. Ma è pur vero che poter dire a chi sta cercando la vostra valigia persa dove essa si trova può essere d’aiuto. Anche per non farsi “prendere per il naso”, come qualche volta accade.
Siate creativi. Nei casi più disperati, dopo qualche giorno cominceranno a chiedervi dettagli per riconoscere più facilmente il bagaglio smarrito. Non vi sto suggerendo di addobbare la valigia come un albero di Natale con le rotelle, ma un fiocco o un adesivo particolare potrebbero essere utili. Il cartellino con il vostro nome e indirizzo serve sì e no, ma se vi fa stare più tranquilli mettetelo (magari acquistatene uno di colore vistoso).
Siate pazienti. La mia valigia è stata persa svariate volte. Due volte (è vero!) andando a Lourdes. Quello che mi ha salvata è stata la pazienza e uno spassionato disinteresse per il mio outfit. Avrete speso sicuramente un bel po’ di soldi per la vostra vacanza, vorrete farvela rovinare per quattro parei non consegnati in tempo? Compratevi l’indispensabile per sopravvivere (presto scriverò a proposito dei rimborsi) e scoprite quanto sia vero che “Less is more”.
E la domanda fondamentale?
Ok, penso di aver scritto quasi tutto. E se siete arrivati fin qui, avete conquistato il diritto di sapere qual è la domanda fondamentale da fare al banco Lost & Found. Siete pronti? Eccovi accontentati!
Molto spesso, il problema nella consegna dei bagagli non è né nella localizzazione né nell’istradamento verso l’aeroporto giusto. Capita sovente che l’anello debole sia il momento in cui il bagaglio viene dato in carico al corriere che, fisicamente, deve portare la valigia dall’aeroporto al vostro hotel. Questo perché a seconda dei contratti con i vettori aerei e a seconda della classe in cui avete viaggiato, i tempi di consegna possono essere più o meno lunghi (anche 3 giorni). Quindi, se la vostra vacanza è stanziale, forse vale la pena informarsi subito della possibilità di ritirare personalmente la vostra valigia in aeroporto. Chiedete di far annotare questa vostra preferenza e fatevi spiegare come ottenere tutte le informazioni del caso. Oltre all’indubbio vantaggio di ammirare più volte lo struggente panorama delle tangenziali di mezzo mondo, potrete tornare in hotel giusto in tempo per lisciarvi i capelli e indossare l’indispensabile tacco 12.
1 commento
Molto divertente, nonché utile. Ben presentato.
Io non ho trovato subito la valigia in un viaggio in Thailandia, ero sola, sono andata al lost and found. Ho compilato il modulo e dato indirizzo del villaggio dove andavi, mi hanno assicurato che appena l’avessero trovata, l’avrebbero consegnata al villaggio. Il bello fu che non c’era nemmeno una persona del villaggio per venire a prendermi e condurmi a destinazione. Però ho fatto chiamare un taxi, che fu pagato dall’albergo. La valigia arrivo dopo circa 3 ore. Certo che non furono bei momenti. Anche perché essere soli in un paese straniero e donna, non è semplice.