In numerose piazze europee fa bella mostra di sé una statua dedicata a Roland, alias il paladino Orlando. Le guide dicono sia l’emblema della libertà cittadina. Ma perché?
Potete andare a Brema così come a Bratislava, senza dimenticare Riga, Praga, Dubrovnik e la piccola Quedlinburg: il comune denominatore è una scultura dedicata a Roland, il prode Orlando cantato dall’Ariosto. Ovunque vi diranno che la statua è stata voluta per indicare il particolare status di quelle città, che godevano di particolari privilegi imperiali, primo fra tutti quello di non essere sottoposte al volere di un feudatario. E fin qui tutto bene. Solo che il nesso fra la libertà di governarsi e il celebre paladino non è poi così immediato a comprendersi.
E in effetti la mia ricerca per trovare una spiegazione non è stata molto semplice. Vari testi liquidano la questione sostenendo, più o meno, che il paladino Orlando assurse a simbolo di eroe popolare e perciò venne a rappresentare visivamente diritti quali quello di fare mercato, di indipendenza e di autonomia dal punto di vista giuridico. E quindi? Perché non so voi, ma io non trovo una correlazione diretta fra il margravio bretone morto in un’imboscata sui Pirenei e l’elevazione a rango di rappresentante del popolo per eccellenza.
Oltre che curiosa, sono pure assai cocciuta. E soprattutto non mi piace non trovare una risposta soddisfacente ai miei dilemmi (in particolare a quelli inutili come questo). Dunque alla fine sono giunta alla spiegazione che ora vi sottopongo.
Innanzitutto occorre chiarire chi era Roland. Tutto ciò che sappiamo di Hruodlandus (questo in origine il suo nome) si desume da ben due righe scritte da Eginardo nella Vita et gestae Caroli Magni. Egli era prefetto della Marca di Bretagna e con l’esercito guidato da Carlo Magno si stava recando verso la penisola Iberica per combattere contro gli Arabi. Per raggiungere la Spagna, le truppe franche dovevano oltrepassare i Pirenei, cosa che evidentemente infastidiva non poco le popolazioni locali, a partire dai Baschi. Proprio questo fiero popolo organizzò un’imboscata nei pressi di Roncisvalle. Bisogna sapere che Roland era dotato di due armi potentissime: la celebre spada Durlindana e un olifante (cioè un corno da caccia) il cui suono era udibile a notevole distanza. E così sarebbe morto Orlando: suonando a perdifiato il suo strumento per avvisare il re del pericolo rappresentato dai Baschi. Infatti, Carlo si salvò.
Naturale quindi che in epoca medievale Roland venisse a personificare i valori più alti della cavalleria. Egli era colui che aveva difeso la vita del re a sprezzo della sua stessa sopravvivenza. Un esempio e un modello che tutti i cavalieri dell’epoca, ed in particolare i crociati, dovevano seguire. Un esempio anche per i cristiani, visto che il paladino aveva trovato la morte mentre andava a combattere gli infedeli. Non contento, Orlando aveva ben pensato di esalare l’ultimo respiro lungo la via che conduceva Santiago, luogo di pellegrinaggio per eccellenza. Si capisce dunque perché divenne l’eroe per antonomasia.
E fin qui tutto chiaro. Ma le città libere che cosa c’entrano? Le città libere si inserirono in questo argomento ben più tardi, cioè quando un altro imperatore di nome Carlo, Carlo IV di Lussemburgo (quello del Ponte Carlo di Praga, per intendersi), decise di avviare una politica di collaborazione con le città hanseatiche, prime fra tutte Brema. Carlo IV aveva a cuore le sue finanze e capì che favorire i commerci e la mobilità economica si sarebbe rivelato vincente. E, per farlo, la via più sicura e veloce era togliere di mezzo feudatari e signori vari che, come si direbbe oggi, “ingessavano” i mercati pretendendo esose decime e limitando ogni slancio imprenditoriale. Quindi il sovrano concesse larghe libertà, all’epoca chiamate “privilegi”, ad alcune città dell’Impero.
Ora, visto che Roland incarnava il mito dell’eroe fedele al suo re, le città privilegiate trovarono nel paladino il loro simbolo per eccellenza. Le Rolandstädte (le città di Roland) mostravano la loro fedeltà nei confronti dell’imperatore così come Orlando l’aveva dimostrata a Carlo Magno. E infatti solo a partire dal XIV secolo fiorì in Europa la tradizione di ornare le piazze cittadine con la statua del paladino.
E’ un po’ contorto, me ne rendo conto. Ma una spiegazione migliore non l’ho ancora trovata. Se invece volete sapere dov’è andata a finire la spada Durlindana non avete che da pazientare ancora un po’. Sono pronta a svelarvelo!
2 commenti
Molto interessante. Sono capitato su questo articolo perché vorrei anche io approfondire l’argomento, dopo essere stato spesso a Brema dove c’è la bella statua di Roland.
Grazie Riccardo! In effetti la storia di Roland ha sempre incuriosito molto anche me; spero di trovare ancora più notizie per arricchire l’articolo perché il nesso storico fra il paladino e le città libere è davvero singolare!