E’ difficile immaginare che già sul finire del Quattrocento ci fosse qualcuno così attento all’immagine e alla popolarità come i politici e gli influencer di oggi. Ma sono sicura che la storia di Massimiliano I d’Asburgo vi stupirà.
La biografia di Massimiliano I d’Asburgo è lunga e complessa. Non sono una storica, ma solo una guida curiosa, quindi vi rimando a qualsiasi enciclopedia on-line per saperne di più. Però, affinché il mio racconto risulti chiaro, ho bisogno di darvi alcune informazioni di massima. Nato nel 1459, sin dalla fanciullezza Massimiliano fu considerato da tutti il Wunderkind, ossia un bambino inviato da Dio per realizzare grandi imprese. In effetti ci riuscì, visto che a lui si attribuisce la fondazione dell’impero asburgico. E per raggiungere un tale risultato, oltre alle immancabili guerre, utilizzò uno strumento molto particolare, ossia i matrimoni.
Non che le unioni combinate non esistessero già prima dei tempi di Massimiliano, anzi. Ma di certo la sua politica in fatto di matrimoni, oltre ad apparire quasi scientifica, gli consentì di espandere i suoi domini, di controllarli efficacemente e di tramandarli alla sua discendenza. Massimiliano si sposò una prima volta con Maria di Borgogna e, rimasto vedovo, con la milanese Bianca Maria Sforza. Le prime nozze furono felici, coronate dall’arrivo di due eredi e diedero modo al futuro imperatore di impadronirsi delle Fiandre e di zone strategiche della Francia centrale. Al contrario, le nozze con la nipote di Ludovico il Moro si rivelarono, sul piano sentimentale, un disastro. Bianca Maria, in compenso, aveva portato nelle casse di Massimiliano una ricchissima dote.
Morta pure Bianca Maria, Massimiliano rischiò di sposarsi per una terza volta con la figlia del re di Ungheria, onde espandere il suo controllo pure ad est. Ritenne però più saggio lasciare l’onore di impalmare Anna di Boemia al nipote Ferdinando. E non pensiate che i suoi diletti figli fossero immuni da questa politica: basti qui dire che il primogenito Filippo prese in moglie Giovanna, erede di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona. Passarono alla storia con due appellativi singolari: Filippo il Bello e Giovanna la Pazza. Un bell’assortimento di sicuro; solo immaginate se all’epoca fossero esistite le partecipazioni di nozze…
Ma torniamo a Massimiliano. La sua corte era in Tirolo, ad Innsbruck per la precisione. E tutti sanno qual è il monumento simbolo della città: il Tettuccio d’Oro, alias Goldenes Dach’l. Trattasi di una finestra a sporto realizzata per festeggiare l’arrivo di Bianca Maria e il nostro eroe di certo non badò a spese: il tetto della finestra è coperto con 2.657 tegole di rame dorato. Forse, però, a Massimiliano dovette sorgere uno scrupolo: che cosa avrebbero mai pensato di un tale dispiegamento di mezzi i parenti della defunta Maria di Borgogna ? Il problema fu abilmente risolto facendo decorare il parapetto con formelle che rappresentano Massimiliano, al centro, con la prima moglie e i figli da un lato e Bianca Maria dall’altro. Già da questo possiamo capire che l’Asburgo all’immagine doveva tenere parecchio.
Il colpo di genio fu però un altro (ed è ben precedente alla costruzione del Tettuccio d’Oro). Va detto che fra gli hobby preferiti di Massimiliano c’era la caccia. Sport che praticava con successo sin da giovanissimo. E, proprio da ragazzino, fu protagonista di un singolare episodio. Narra la leggenda che, durante una battuta di caccia, Massimiliano si trovò al colmo di una rupe a strapiombo sulla valle dell’Inn. Incapace di fare ritorno, rimase lì incastrato per parecchio tempo (si dice tre giorni), finché non arrivò un fanciullo che gli mostrò il percorso per rientrare. Ridiscesi sani e salvi, il bambino sparì così come era comparso. Per Massimiliano fu facile affermare che aveva incontrato un angelo inviato da Dio al solo scopo di salvarlo. Quindi, se il Massimo Fattore si era scomodato, ciò significava una cosa soltanto: Massimiliano era un eletto da Dio, destinato a reggere le sorti dell’Impero.
Ma aspettate: siamo solo all’inizio della questione. Perché a inventarsi una storia sono bravi tutti. Bisogna però saperla vendere. E qui Massimiliano ci mise tutto sé stesso. Intanto pensò bene di scrivere un’opera in versi che raccontava le magnifiche gesta delle quali il suo alter ego cavalier Theurdank si era reso protagonista per raggiungere e sposare la sua amata (Maria di Borgogna, ovviamente). Naturale che anche la leggenda del Martinswand, così si chiama la rupe sull’Inn, fosse raccontata con dovizia di particolari. E, se è vero che gli e-book erano di là da venire, è altrettanto indubitabile che il buon Johannes Gutenberg aveva già creato la stampa a caratteri mobili. Massimiliano non badò a spese e fece stampare numerose copie del suo capolavoro, onde donarlo ai notabili del tempo e convincerli che lui e solo lui aveva le qualità, nonché l’unzione di Dio, per diventare imperatore.
Quindi Massimiliano fu uno dei primi a capire l’importanza delle diffusione delle notizie. E aveva capito talmente bene la questione, che più di uno storico ha sottolineato che la stessa battuta di caccia e relativo “incidente” era stata una montatura abilmente organizzata da Massimiliano. I terreni nella zona del Mantinswand erano infatti utilizzati per praticare delle battute venatorie con spettatori. Immaginate la scena: Massimiliano si perde e chi assiste alla manifestazione ne è informato in tempo reale. Non solo. E’ assai probabile che se davvero la disavventura si risolse in tre giorni, la voce che il Wunderkind era disperso doveva essersi diffusa per la valle e doveva aver tenuto col fiato sospeso una popolazione intera. Trasposto ai giorni d’oggi, un simile episodio avrebbe la stessa carica emotiva di quelle interminabili dirette televisive di cronaca nera.
Come mi ha fatto notare la mia amata cugina Trendy, Massimiliano fu dunque l’antesignano del self-marketing più che del marketing tout-court. D’altra parte, se uno nasce con l’appellativo di Wunderkind, è salvato dal Signore e aspira a diventare imperatore, quale altro interesse può avere a parte sé stesso?