La Route 66 è un’icona del panorama americano. Basta nominarla per evocare scenari sconfinati e una lunga striscia di asfalto. Ma perché è diventata così famosa?
Alzi la mano chi non ha mai sentito nominare la Route 66. E’ talmente famosa da non avere bisogno di presentazioni. Forse. Perché, a ben vedere, porta con sé una serie di stereotipi e credenze duri a morire. Volete un esempio? Di solito, quando la si cita, gli interlocutori evocano il mitico viaggio coast-to-coast, dall’Atlantico al Pacifico. Peccato che la strada arrivi effettivamente a Santa Monica, sull’oceano Pacifico, ma inizi a Chicago, che non è proprio vicino alla costa atlantica.
E, contrariamente a quanto ci si potrebbe immaginare, la fama della Route 66 è abbastanza recente. Di fatto, ha poco o nulla a che fare con la Beat Generation descritta da Jack Kerouac e, ancora meno, con gli scenari mozzafiato che normalmente le si associano. Perdonerete la franchezza, ma alcuni tratti sono, da un punto di vista paesaggistico, di una rara noia, e, attraversando quelle lande sconfinate, mai e poi mai verrebbe in mente qualcosa di epico.
Insomma: la Route 66 è una striscia d’asfalto che corre nel bel mezzo del nulla. Solo che negli Stati Uniti d’America di strade così se ne trovano quante ne volete. Gli spazi sconfinati e le immense distanze fanno sì che si possa viaggiare a lungo prima di incontrare un minuscolo centro abitato. E la prima domanda che sorge in un cervello europeo è: che cosa fanno le persone che vivono qui? Non ho ancora trovato una risposta pienamente soddisfacente; secondo me di sicuro si annoiano parecchio.
Ma non divaghiamo. Perché qui la domanda è un’altra: perché la Route 66 è diventata famosa e le altre no? Per soddisfare la vostra curiosità, è necessario dare prima uno sguardo alla storia. Ufficialmente, la strada nasce nel 1926, anche se alcuni tratti già esistevano. Benché la Route 66 fu completamente asfaltata solo a partire dal 1938, già dai primi anni Trenta il traffico si dimostrò molto intenso. Questo perché il percorso è per gran parte facile e pianeggiante, quindi perfetto per i mezzi pesanti. Ovviamente, lungo la strada fiorirono commerci vari, in particolare stazioni di rifornimento, ristoranti e piccoli negozi. Ancora durante la Seconda Guerra Mondiale, la Route 66 era percorsa da convogli militari e da quanti andavano a cercar lavoro nelle industrie belliche della California. E, dopo la guerra, erano in tanti a guidare lungo la strada per affari o per andare in vacanza.
La decadenza cominciò fra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo. Quali le cause? Da un lato, l’incremento dei voli aerei a scopo civile. Dall’altro l’impulso che il presidente Dwight D. Eisenhower aveva voluto dare alla creazione di autostrade su modello europeo. Parallela alla Route 66, fu costruita una moderna “Interstate” a più corsie e questo segnò la fine del vecchio tracciato. Pochi, infatti, sceglievano l’antico itinerario, lento e disagevole, avendo a disposizione due comode alternative: l’autostrada o, per percorrenze più lunghe, l’aereo.
E’ facile immaginare che cosa accadde ai piccoli commerci che erano fioriti lungo il percorso: uno dopo l’altro chiusero i battenti. E, nonostante la Route 66 ufficialmente cessò di esistere solamente nel 1985, già dalla fine degli anni Settanta diversi tratti furono via via abbandonati. Interi villaggi si videro praticamente isolati da un giorno all’altro, visto che l’autostrada passava sì parallela, ma relativamente distante. Inoltre, in molti tratti, l’assenza di segnaletica circa la presenza di negozi nei pressi delle uscite dell’Interstate non suggeriva gli ignari automobilisti eventuali deviazioni, anche solo per una sosta “tecnica”.
Fra quanti si resero conto di questo stato di cose ci fu Angel Delgadillo, di professione barbiere, che di punto in bianco vide morire il suo negozio e il villaggio dove aveva trascorso l’intera esistenza, Seligman. Perciò si diede subito da fare per ottenere una cartellonistica stradale decente. Fu accontentato, ma i risultati furono comunque piuttosto magri. Ma Angel non si diede per vinto, e, all’indomani del declassamento della Route 66, iniziò ad incontrare commercianti di altri villaggi sorti lungo la strada fino ad arrivare a costituire un comitato per la salvaguardia del percorso. La sua fiducia sulla bontà dell’iniziativa non era solamente dettata dal suo spirito imprenditoriale, ma anche da un dato di fatto. Sebbene gli avventori a Seligman non fossero molti, chi si fermava lo faceva per recuperare una traccia del passato, quando, magari bambino, percorreva la stessa strada con la famiglia per andare in vacanza.
Così Delgadillo decise di finanziare il comitato da lui fondato vendendo memorabilia del suo negozio. Di fatto, aveva creato il primo souvenir-shop della Route 66. E, nonostante le resistenze iniziali, alla fine del 1987 riuscì a convincere il governo dell’Arizona, dove Seligman si trova, a denominare “storica” la Route, e di conseguenza, a proteggere le 159 miglia di strada che attraversano lo Stato. E già l’anno seguente Angel e la sua famiglia organizzarono una sfilata automobilistica che, visto il grande successo, è diventata un appuntamento annuale.
Da lì in avanti, la fama della Route 66 si sparse ovunque e in tanti cominciarono a percorrere nuovamente l’antica strada, alla ricerca di qualcosa di autenticamente americano. Sicché anche gli altri Stati interessati dal passaggio della strada si convinsero a restaurare e proteggere la lunga striscia d’asfalto. Ora la si chiama “Historic Route 66” ed è curioso come un Paese che tende a cancellare la tracce del proprio passato abbia fatto un’eccezione così evidente per un oggetto che, in fondo, non ha nessun valore artistico. Rappresenta però lo spirito americano e resta a testimonianza di una particolare attitudine, che per secoli ha spinto persone di ogni origine a mettersi in viaggio e ad andare.
Il negozio del barbiere esiste ancora ed effettivamente qualche volta si riesce ancora ad incontrare Angel. I suoi familiari si occupano del negozio di souvenir, oramai meta imperdibile per i visitatori che si trovano a transitare da quelle parti. Mr Delgadillo è del 1927, quindi lui e la Route 66 sono praticamente coetanei. Insieme sono nati e cresciuti, hanno visto il declino e anche un’inattesa rinascita. Seligman è davvero un villaggio minuscolo, che forse non avrebbe nulla di speciale se non fosse stato per la tenacia e la voglia di sopravvivere di Angel e della sua famiglia. Quando tutto sembrava andare male (o forse malissimo), lui non si è arreso e ha continuato a lottare.
Non vi nascondo che, in questi giorni di stop forzato, riguardando le foto dei miei tour negli USA, non posso fare a meno di pensare che il barbiere di Seligman, l’angelo della Route 66, ha decisamente qualcosa da insegnarci.