Il bosco della Sprea è un angolo di paradiso. Raggiungerlo è facile, eppure i suoi abitanti sono stati capaci di conservarne tutto il fascino. Se siete a Berlino, vi consiglio l’escursione. Ma fate attenzione: più che un’occasione per fare trekking, sarà un modo per scivolare sui canali a bordo di strane imbarcazioni…
Berlino è forse la più contemporanea delle capitali europee. Le devastazione della guerra, unite alla sua particolare storia post-bellica, ne hanno fatto un paradiso per architetti blasonati, che possono sperimentare e impiegare tutta la loro fantasia. A starsene sotto la volta avveniristica del Sony Center sembra impossibile che a un’ora di auto da lì ci sia un mondo fatato, fatto di canali, verde e silenzio… E’ il bosco della Sprea e oggi vorrei condividerne con voi la magia.
Stando agli articoli che si trovano on-line, il bosco della Sprea è il giardino di Berlino. Onestamente, faccio fatica a capire il senso di questa definizione. Certo è un’area verdissima, addirittura catalogata dall’UNESCO come “riserva della biosfera”. Però non solo la capitale tedesca ha tantissimi parchi e giardini (fra cui quello aperto a seguito della BUGA del 2017), ma è anche circondata da bellissime foreste punteggiate di laghi e corsi d’acqua. Quindi perché proprio il bosco della Sprea dovrebbe esserne giardino? Senza dimenticare che lo Spreewald, così si chiama in tedesco, è proprio un mondo a parte. Fatto di acqua e di verde, certo, ma anche di abitanti tenaci, tradizioni antiche e anche una lingua che si parla solo qui.
Per visitare il bosco della Sprea, la soluzione più facile è recarsi Lübbenau. Troverete facilmente il minuscolo porto fluviale e, con un po’ di impegno, potrete contrattare un giro a bordo di una “Kahn”, cioè una canoa piatta corredata da panchine di legno, manovrata da un esperto rematore. Per quanto esperto sia, il rematore parlerà tedesco (ad andarvi di lusso inglese, ma non ci scommetterei troppo). Però non fatevi intimorire: la navigazione è talmente bella che le spiegazioni aggiungono poco… Inizierete così un viaggio a ritroso nel tempo, visto che la formazione dello Spreewald risale all’epoca dell’ultima glaciazione e che i suoi abitanti, lungi dall’essere tedeschi, appartengono alla minoranza soraba, che si attestò qui a partire dal VI secolo dopo Cristo. Altrimenti detto: se il barcaiolo vi parla in tedesco è perchè vuole essere gentile. A casa e con gli amici parla sorabo, antica lingua del ceppo slavo.
Potreste domandarvi come la comunità soraba sia passata indenne agli sconvolgimenti del XX secolo. E’ presto detto: all’altezza del bosco della Sprea il fiume si divide in circa 350 corsi d’acqua, lunghi in totale oltre 500 km. Muoversi in quel dedalo d’acqua è facile per chi ci è nato, ma per chi viene da fuori (turista o invasore che sia) l’impresa è abbastanza ardua… per questo vi raccomando di visitare il bosco a bordo di un Kahn. Ci si può andare anche in kayak in solitaria, ovviamente. A patto che amiate i labirinti e abbiate un buon senso dell’orientamento.
Dunque che cos’ha la navigazione di così speciale? Il silenzio, la tranquillità, la lentezza. Per me questo basta già. Si procede placidi sui canali, a volta si fa a gara con anatre e oche, il verde è ricco e rassicurante, la tentazione di guardare cellulare e orologio d’incanto svanisce. La Spreewald, per dirlo in breve, rapisce. Si stenta a credere che ci siano persone che vivano nella foresta, ma è così. Lo dimostrano le casette curate che occhieggiano sui canali, i covoni di paglia accatastati come si faceva un tempo, le piccole e semplici locande che non sono solo per i turisti… Senza dimenticare l’addetto del servizio postale, che agilmente si muove a bordo di una canoa! Anche se, è bene dirlo, la civiltà è dietro l’angolo e tanti sono provvisti anche di un’auto.
Ma vivere nel bosco della Sprea non è un vezzo. La comunità è ancora solida e, senza rinunciare alle comodità, gli abitanti cercano di portare avanti le loro tradizioni. Si incontrano facilmente donne vestite con l’abito tipico, potete acquistare i cetrioli sott’aceto vanto della regione oppure ammirare gli oggetti di ceramica che ancora si producono a mano nel cuore della foresta…
Insomma: si percepisce che la modernità non è lontana, ma al tempo stesso la gita offre una pausa fra le più ristoratrici che io abbia mai provato. Sarà lo sciabordio dell’acqua o la lentezza dell’incedere oppure la dolce melodia degli uccelli. Alla fine del percorso ci si sente in pace col mondo. E poco importa se il barcaiolo tenterà di spiegarvi che secondo la leggenda furono i buoi imbizzarriti del diavolo a tracciare i tortuosi canali. Navigare nel bosco della Sprea è sentirsi in paradiso!
